NEO e NEA: strategie a confronto

Importante appuntamento Mercoledì 15 Aprile presso l’Agenzia Spaziale Italiana a Roma che ha ospitato l’evento pubblico relativo alla 4th IAA Planetary Defense Conference. Con il titolo “Assessing Impact Risk & Managing Response” questa conferenza pubblica ha fatto il punto della situazione a valle della Planetary Defense Conference che si è tenuta per l’intera settimana in ESRIN, a Frascati, ed ha discusso gli ultimi progressi nell’identificazione e la determinazione del rischio recato da asteroidi e comete che si avvicinano all’orbita terrestre (identificati per tanto con NEO, Near Earth Object e NEA, Near Earth Asteroids).


Resoconto dell’evento

di Alessandro Menchinelli e Carlo Zammit (con la collaborazione di Tommaso Pino).

L’evento pubblico è stato organizzato dalla Planetary Society, che con il suo staff ha intrattenuto l’auditorium attraverso una serie di interventi di esperti del settore. In un’atmosfera quanto mai informale e divertente il mediatore della serata, Mat Kaplan,  più nelle vesti di uomo di spettacolo che di presentatore, ha introdotto e accompagnato tutte le discussioni con battute ed ironia.

PlanDefConf_IMG_1508L’introduzione, da parte di Bruce Betts, ha riepilogato i vincitori dei “2015 Gene Shoemaker Near Earth Object Grants”, il premio volto a sostenere e finanziare migliorie e potenziamenti in osservatori e strutture atte alla scoperta ed al tracciamento di NEO potenzialmente  pericolosi. Quest’anno, tra i vincitori, c’è anche un italiano, Luca Buzzi: dell’Osservatorio G.V. Schiapparelli di Varese, al quale sono stati garantiti 9.995$ per l’acquisto di una nuova fotocamera per un telescopio da 0.84m e f/4, uno degli osservatori più produttivi nell’inseguimento di NEO tenui fino a V=22 (con riferimento alla scala di magnitudine usata per questi oggetti molto poco luminosi, maggiori informazioni sulla quale si possono trovare qui).

Successivamente sono seguiti interventi da parte di esperti sui vari campi della scoperta e studio di NEO potenzialmente pericolosi.  Lindley Johnson (NASA), Detlef Koschny (ESA), Paul Chodas (NASA JPL), Fabrizio Bernardi (IASF), Amy Mainzer (JPL), si sono dunque alternati in un’interessante discussione riguardo progetti, missioni e metodologie attuali e future per la scoperta di NEO e la previsione di traiettorie, quindi, come vengono effettuate le analisi di rischio di impatto, ma anche per le eventuali azioni da intraprendere da parte delle comunità scientifiche, delle Agenzie e delle Nazioni in caso di effettivi NEO a rischio collisione. Sono stati mostrati i portali dei programmi dell’ESA: SSA e del NEO Coordination Centre che fa capo proprio a Detlef Koschny, ed è gestito tra gli altri dal nostro amico Ettore Perozzi, e sono state messe in luce le affinità con l’alter ego del JPL, il NEO Programme Office, il cui software per il calcolo della determinazione di orbita ed effemeridi vede come principale architetto Paul Chodas (oltre ad essere co-sviluppatore del sistema di monitoraggio di impatto Sentry). Con questi programmi, sostanzialmente, si cerca, attraverso il calcolo e lo studio delle traiettorie di NEO e NEA, di prevedere le eventuali aree di impatto e valutare contestualmente la pericolosità di tali oggetti. Un esempio concreto della crescita di tali programmi è il fatto che solo questo anno sono stati scoperti circa 2000 oggetti a fronte di soli 1500 dello scorso anno, di cui alcuni con una dimensione superiore ai 15metri.

Su un altro fronte si stanno studiando le possibili opzioni per deviare la traiettoria di tali oggetti sfruttando tecnologie disponibili come sonde con propulsione ionica, impattatori cinetici o esplosioni ed altre in via di sviluppo, laser ablativi (tecnologia in parte finanziata dalla Planetary Society stessa). A tal proposito si è accennato alla missione AIDA (Asteroid Impact & Deflection Assessment). Tale missione cerca di dimostrare la capacità di mitigare il pericolo di un asteroide, deviandone la traiettoria mediante un impatto cinetico in superficie, tale missione sarà congiunta tra USA ed Europa e sarà costituita da una sonda europea per il rendez-vous, AIM mission (Asteroid Impact Monitor) e da un impattatore cinetico americano, DART mission  (Double Asteroid Redirection Test). Tale missione dovrebbe vedere i primi studi concettuali completati entro il 2015 e se approvata dovrebbe intercettare, e deviare, il membro secondario del NEA Didymos entro l’ottobre 2022.

Nello stesso contesto, è stata posta grande attenzione all’importanza che rivestono anche missioni prettamente scientifiche che potrebbero consentire una migliore e più accurata conoscenza di NEO e NEA, ad esempio missioni come:

  • WISE, Wide-field Infrared Survey Explorer, NASA, telescopio da 40cm che sfrutta 4 canali (3,4 , 4,6, 12 e 22 micron) in orbita attorno alla Terra
  • NEOWISE, tale telescopio ad oggi ha effettuato misurazioni su 12.138 oggetti del sistema solare, inclusi 295 NEOs e 64 comete. Non solo, ma da quando è stato attivato ( Dicembre 2013) ad oggi ha scoperto 49 NEA e 3 comete.
  • NEOCAM, telescopio a infrarossi che lavorerà nel punto lagrangiano L1, tra Sole e Terra, la cui caratteristica è quella di lavorare a temperature molto basse (40K), che ne consentono un aumento in termini di sensibilità.

Il proposito della Planetary Defense Conference (di cui Paul Chodas è stato anche il chief-planner e di cui questa serata era l’evento aperto al pubblico), è stato quello di tentare di capire come una situazione di emergenza, quale un impatto più o meno imminente di un NEO con la Terra, debba essere affrontata. Le problematiche non risiedono solo nel lato tecnico ingegneristico, ma anche nella contrapposizione delle esigenze dei vari paesi del mondo, che potrebbero avere necessità differenti a seconda che siano o meno inclusi nell’area di impatto, così come della comunità scientifica e dei media.  ”Finchè ci sarà un Bruce Willis potremo metterlo su uno shuttle recuperato da un museo e fargli salvare la terra” purtroppo queste parole di Mat Kaplan non corrispondono al vero e mostrano come ci sia una effettiva necessità di programmi e di missioni come quelle citate in questo articolo ed all’evento. Come sostiene Fabrizio Bernardi di SpaceDys, spin-off del Gruppo di Meccanica Celeste dell’Università di Pisa, questo è un tema estremamente trasversale che richiede un serio investimento sia in termini di tecnologie, che di educazione del grande pubblico, dato che un eventuale rischio effettivo di impatto coinvolgerebbe tutti e le missioni in via di approvazione e quelle che oggi sono già in corso, continueranno a studiare l’argomento per decenni.

Per concludere, gli eventi come quelli che hanno estinto i dinosauri sono molto molto rari e tutti i NEO e NEA individuati e potenzialmente pericolosi sono seguiti costantemente nelle loro orbite, come facilmente controllabile dai portali di libero accesso dei progetti citati nell’evento; comunque, per citare le parole del messaggio di apertura di Bill Nye, CEO della Planetary Society: “I dinosauri non avevano un programma spaziale, noi sì”.