ISSpresso, o la ragione nel caffè spaziale

Al di là delle facili banalità che l’argomento può suscitare, l’arrivo sulla ISS ed il collaudo, con successo, della macchina per il caffè espresso nota come ISSpresso, è un importante tappa, dello spazio italiano, che conviene valutare accuratamente. Superando gli aspetti legati alla cucina ed al cibo, che non ci piace evidenziare, rimangono due aspetti che rendono questo piccolo grande successo un qualcosa su cui riflettere.

ISSespresso_insideIl primo aspetto è relativo alla tecnologia necessaria per portare sulla Stazione Spaziale Internazionale una macchina per il caffè espresso. A dispetto di quello che può sembrare, non si è trattato di prendere una macchinetta commerciale e convertirla (come si è fatto per la stampante 3D) per un uso in condizioni di assenza di peso. Si è dovuto affrontare il problema da zero, tenendo conto dei rischi legati all’utilizzo di apparecchiature ad alta temperatura, ad alta pressione e contenenti liquidi, all’interno dell’ambiente pressurizzato della ISS.

Quando ogni singolo oggetto che entra in tale ambiente deve essere studiato, vagliato e spesso modificato per non arrecare possibili inconvenienti, o addirittura pericolo, agli astronauti, è chiaro come la realizzazione di una macchina relativamente complessa come quella per il caffè espresso sia stata un’impresa notevole per Argotec, la giovane azienda del torinese che da tempo fa parlare di sè.

Una macchina per il caffè espresso, che usi ‘cialde’ convenzionali, che possa prendere tensione dalla distribuzione elettrica della Stazione, che contenga pompe, filtri e sigilli ermetici, che comprenda una camera a pressione e relativi riscaldatori, e molte altre parti non è certo banale. Se si tiene conto poi che il suo uso prevede anche la realizzazione di infusi e brodi, e che parte del sistema di circolazione ne permette anche la pulizia, e che deve assolutamente evitare perdite di liquidi, è evidente che si tratta di un’interessante problema di ingegneria, interdisciplinare come tutti i progetti seri che si fanno nello spazio. Meccanica, termo-meccanica, elettronica, elettrotecnica, sono tra le principali discipline coinvolte, ognuna delle quali richiede specialisti e componenti di prima qualità. Si tenga poi conto che si tratta di hardware per uso spaziale e che perciò deve essere qualificato anche per un lancio (accelerazioni, vibrazioni) e che deve essere compatibile con l’ambiente pressurizzato (niente perdite, non solo di liquidi, ma anche di gas e di particelle di ogni tipo). Mettiamo anche nell’equazione il fatto che questo è il primo progetto a qualifica spaziale realizzato da Argotec, che lo ha affrontato con un team di esperti tutti giovani ed entusiasti in tempi particolarmente ridotti. L’insieme è un grande successo tecnologico che apre la via ad altre sperimentazioni che non riguardano solo il cibo, ma anche la meccanica dei fluidi in assenza di peso, e l’utilizzo di determinate soluzioni per problemi analoghi.

Il secondo aspetto è relativo al marketing, o meglio a quel tipo di marketing che lo spazio rende possibile aiutando anche ad avvicinare il pubblico a scienza e tecnologia. Era dai tempi dell’Apollo, quando ogni azienda voleva poter dire di aver fatto qualcosa anche solo relativo allo spazio, che non si vedeva un interesse così grande nel ritorno di immagine dall’orbita. Quando un colosso internazionale come la Lavazza decide di investire in un’impresa di questo tipo vuol dire che i tempi sono di nuovo maturi per un rinnovato interesse nel settore spaziale, un settore pieno di opportunità per i giovani sia in termini di occupazione di alto livello che per per il futuro stesso delle prossime generazioni.

Che lo spazio stia, negli ultimi anni, suscitando un interesse in continua crescita è dimostrato (ne abbiamo giù parlato) dalle incredibili affluenze che vengono registrate negli eventi che lo portano alla ribalta. Avvicinare il pubblico allo spazio vuol dire anche avvicinarlo alle problematiche del volo spaziale, soprattutto quello umano, e la complessità della macchina ISSpresso è un chiaro indice della complessità dell’ambiente nel quale deve operare. Da questo punto di vista ci piacerebbe che una descrizione tecnica della ISSPresso venisse resa disponibile anche per trovare un modo nuovo per spiegare tale complessità e, magari, spiegare anche come si comportano i fluidi in 0g, perchè non è banale attaccare una spina ad una delle prese di corrente della ISS, e molte altre cose.

Nella ISSpresso c’è così tanta tecnologia, così tanta ingegneria, che il caffè cade facilmente in secondo piano, ma invece il buon risultato finale del suo funzionamento potrebbe essere un altro tassello importante per il progetto di future missioni umane a lunga durata. Dobbiamo dunque fare i complimenti alla Lavazza, per aver contribuito a questa impresa, e ad Argotec per aver accettato una sfida con la consapevolezza che molti probabilmente ridicolizzeranno caffettiera dello spazio, non comprendendone completamente gli aspetti.

Ma vogliamo anche fare un’osservazione sulla campagna pubblicitaria associata, sperando che gli autori della stessa non ce ne vogliamo. Tra le varie immagini prodotte ce n’è una che ci ha disturbato sin dal primo istante che l’abbiamo vista. Questa (dal sito web della Lavazza, simile a quella pubblicata in quarta copertina del Correre della Sera di Martedì 12 Maggio):

EW_espresso_spazio_780x343pxE’ una cosa forse personale (condivisa però anche da altri colleghi ed amici) e sicuramente condizionata da troppe altre immagini simili, eppure pensiamo che ci sia un errore fondamentale che si può correggere come segue:

EW_espresso_spazio_MOD_1

Tutto qua, una semplice rotazione di 180 gradi, che dà più senso alla sfumatura da un lato della tazzina, ed anche al riflesso di luce sul bordo della stessa. Ci sembra più corretto riferirla alle molte immagini simili in cui si vede un corpo celeste sorgere o tramontare dietro l’orizzonte di un altro corpo (con atmosfera) in primo piano.

Di nuovo, speriamo che questo non rechi offesa a nessuno, e che comunque ISSpresso rappresenti per tutti il sorgere di un nuovo modo di vedere il settore spaziale.