Giovanni Picardi, ricordato a San Pietro in Vincoli

picardi_smallLa scomparsa, questa estate, del prof. Giovanni Picardi, è stata un evento triste per il mondo spaziale in particolare e per quello delle scienze ingegneristiche in generale. Innanzitutto perchè si tratta di uno dei più grandi esperti nel settore del telerilevamento e soprattutto delle tecniche radar, ma anche per il suo modo gentile, ma esigente, di confrontarsi con i problemi, le persone e la vita.

Picardi è stato una figura di riferimento per almeno tre generazioni di ricercatori (generazioni in senso accademico), essendo stato non solo il primo direttore dell’allora Dipartimento Infocom dell’Univesità Sapienza di Roma, ma anche il creatore di una specifica borsa di dottorato interdisciplinare, una novità necessaria per le caratteristiche della materia, un’apertura allora inimmaginabile. E questo dopo la sua esperienza come ingegnere in Selenia, con i radar italiani più importanti. Dal mondo accademico ha poi esteso la sua esperienza al settore spaziale, come consulente, o responsabile, per diverse missioni. Tra queste ricordiamo le missioni NASA Cassini Radar, ESA Mars Express e NASA Mars Reconnaissance Orbiter, tuttora in orbita e i cui strumenti radar sono stati protagonisti di eccezionali scoperte.

Nella cerimonia tenutasi il 18 Settembre, presso la Chiesa di San Pietro in Vincoli, accanto alla Facoltà di Ingegneria che lo ha visto sempre presente fino alla sua scomparsa, i ricordi di colleghi e amici si sono mischiati ai conseguimenti accademici: è difficile scindere lavoro e vita privata in una persona così ricca di passioni e che è ricordata da tutti con affetto ed ammirazione. Purtroppo certi particolari si scoprono solo quando è troppo tardi, ma chi lo ha conosciuto personalmente sa cosa si nascondeva dietro il suo sorriso, sempre disponibile.

Chi scrive ebbe la sua prima grande impressione di Picardi diversi anni fa, agli inizi del progetto di SHARAD. Durante una delle prime trasferte a NASA/JPL si era discusso durante il viaggio di andata della mia ignoranza dei principi dei radar, limitata solo allo stretto indispensabile per capirne gli aspetti funzionali. Si era arrivati la sera tardi in hotel a Pasadena, e nonostante la stanchezza del viaggio e lo sfasamento orario, Picardi decise che avrebbe potuto spiegarmi tutto quello che serviva in poco tempo. Da lì al prendere alcuni fogli di carta e a trovarsi, alle due di notte, a sentirsi spiegare le equazioni di base per i radar, ci volle molto poco. Non mi rimase molto in testa, ero cotto dal viaggio, ma una cosa ricordo ancora: come quest’uomo, già di età avanzata, avesse un’energia ed una predisposizione a comunicare la sua passione a chiunque, con semplicità e modestia, come se fosse la cosa più facile del mondo (no, non lo è, almeno per me).

Nelle parole di Roberto Seu, da lungo tempo suo collaboratore:

Un errore diffuso è pensare che il semplice sia facile, il complesso difficile. Molto spesso è vero il contrario. Lo diceva anche Ovidio duemila anni fa: “La semplicità, è cosa rarissima ai nostri tempi”. Ogni tanto, nelle esperienze della nostra vita, incontriamo persone ‘semplici’ che sono molto più intelligenti di tanti cosiddetti ‘intellettuali’. E anche i più grandi progressi sono spesso soluzioni semplici di problemi che sembravano inestricabilmente complicati.

Picardi era un uomo semplice e gentile, ma anche rigoroso e geniale: innumerevoli gli aneddoti sulla sua testardaggine e sulla sua capacità di risolvere problemi che altri ritenevano insolvibili.

Charles Elachi, direttore di NASA/JPL, un grande amico del Laboratorio Radar di Picardi, ha mandato questo messaggio:

Giovanni was not only an intellectual leader but also one of the kindest and nicest people I ever knew.

Nel contesto nazionale, pochi hanno menzionato la scomparsa di Picardi. Se non si è saliti alla ribalta dei media, se non si è scritto libri (di solito inutili), se non si è protagonisti di qualche esagerazione, nessuna personalità scientifica viene ricordata. Eppure Picardi appartiene alla schiera di quelli che Beirne Lay ha definito “Earthbound Astronauts”, cioè astronauti rimasti a terra, tutte persone che hanno contribuito alle scienze ed all’ingegneria dello spazio di gran lunga di più di tante altre persone del settore. Senza di lui oggi non conosceremmo dettagli invisibili dei laghi di Titano, delle calotte polari e dei ghiacciai di Marte, e non godremmo di radar ad altissima risoluzione per il monitoraggio del nostro pianeta. La sua ereditarietà intellettuale è ora nelle mani di tutti quelli che hanno studiato sotto di lui, hanno collaborato con lui, ed hanno goduto della sua grande umanità.

“Ogni amico è come Marte: anche se non lo vedi sempre, sai che esiste”, Giovanni Picardi

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Picardi (a destra) con il suo collaboratore Arturo Masdea (al centro) e Rolando Jordan di NASA/JPL, in una tipica discussione tecnica. Era uso a discutere di problemi tecnici ovunque, su una sedia, all’angolo di un tavolo, su un banco universitario. Non aveva bisogno di una cattedra o di un grande ufficio per i suoi ragionamenti geniali.